Il nuovo noir di Massimo Tallone. Una suspense magistrale che scaturisce dalla caleidoscopica struttura narrativa, dall’esattezza crudele della scrittura, dall’inquietante stranezza dei personaggi. Un romanzo prismatico, irregolare, imprevedibile. Come la vita.
Torino, interno giorno. Sala di una villa collinare, affacciata sulla città. La raffinata Ottilia viene a sapere per vie traverse che la sua amica Alma vuol stupire il bel mondo torinese assumendo un ritrattista di famiglia, come i nobili dell’Ottocento. Ottilia, allora, decide di anticipare Alma, corre all’Accademia di Belle Arti e affida l’incarico di ritrarre lei e i suoi famigliari al talentuoso Carlo Boeris, allievo del celebre incisore Publio Ghezzi. Per lui trasforma parte della serra del suo parco in atelier. L’artista si troverà ben presto al centro di una guerra giocata su più fronti tra Ottilia, suo marito Giorgio, le figlie Demetra e Ofelia e le blasonate guerriere dell’élite cittadina, impegnate in battaglie velenose per primati di scintillante mondanità. E sarà proprio lui, il funambolico Carlo Boeris, la prima vittima del conflitto totale, ucciso davanti alla tela, nella serra, con un colpo di martello. Lo strazio di Albino, il fratello gesuita di Carlo, e la rabbia di Ghezzi, il professore, innescheranno un finale d’inaspettata, turbinosa violenza.
«Le mani le si contrassero senza che l’avessero voluto, come se una piccola scarica elettrica le avesse attraversate. Carlo la attirò a sé e la baciò. Lei non si oppose. Il bacio fu diligente e ostinato, eseguito da entrambi con la cura che si dedica a un lavoro ben fatto, condotto in piena regola. Poi i due passarono a esecuzioni più complesse, ma con la stessa ferma ostinazione. Puntarono al capolavoro e ci riuscirono. I fari di una macchina, in curva, sulla strada della collina, mandarono un barbaglio fuggitivo verso la serra. Per un istante, due pupille rifletterono quel lampo di luce. La figura immobile vicino al paravento restò fusa nel buio, nero nel nero. Poi, mentre Carlo e Demetra ansimavano e si torcevano sul tappeto, la figura voltò loro le spalle e con la cautela di un felino raggiunse l’altra porta della serra, quella che dava accesso alla sezione dei vegetali. Uh, inquietante, quella figura, vero?»