Se un buddista leggesse questa silloge poetica…
… si troverebbe probabilmente in perfetta sintonia, perché il punto di partenza di Stelle comete inquiete sembra essere la ricerca di quella Retta Visione da cui dovrebbe scaturire la saggezza che la supera, per approdare infine alla libertà.
Un cammino non facile, quello della vita, dove l’individuo deve muoversi come un funambolo, attento a non farsi affascinare dal vuoto e cadere preda della distrazione, della boria, della superficialità, di un uso sbagliato degli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, della rincorsa di un finto benessere, come tendono a fare quelle “stelle comete inquiete” che sono gli uomini di oggi, sempre ad inseguire mete per lo più illusorie.
Di questa vita/viaggio attraverso la condizione umana bisogna trovare il senso: processo semplice e al contempo difficilissimo, per un evidente motivo, ossia che il senso della vita non c’è se non siamo noi stessi a darglielo. “Non c’è senso senza consenso” afferma Vito Mancuso, e il cammino che ci indica Walter Castagno è fatto da mete da conquistare, non senza sforzo e impegno, e di valori da custodire. Il primo, e forse il più importante, è quello dell’amore che non teme i segni del tempo (tema su cui si apre e chiude la prima parte della raccolta), vero collante per tutti gli altri valori: gli affetti famigliari, la condivisione, le “ore d’oro” che un padre offre ai suoi figli, la consapevolezza delle proprie radici, fondamento delle diverse identità culturali, e poi ancora l’arte, la conoscenza, le amicizie sincere…
“Il faut cultiver notre jardin” afferma Candido di Voltaire, e bisogna anche saper custodire le proprie scelte di vita. Immersi nello spazio e nel tempo, depositati su un pianeta che non è che un granello perso in un universo immenso, dove coesistono l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo e dove l’uomo, non si sa perché, è l’unico essere a porsi la domanda del senso della vita, come non pensare anche al senso della morte? Non sappiamo e non possiamo sapere se ci sia un “futuro approdo / che sconfigge la Morte”, se ci sia Qualcuno che si cura di noi, siamo immersi nel mistero.
Che succede quando “il cuor più non lotta”, come si chiede Walter – che si lascia prendere la mano dal noir, sia pure per poco – nella seconda parte della silloge, dal titolo “Oscure meditazioni”? L’uomo è chiuso in un “antro”, termine ricorrente e che immediatamente richiama la caverna della Repubblica di Platone, dove l’uomo è prigioniero nell’oscurità, mentre fuori (ma come raggiungerli?) ci sono il bello e il bene, rappresentati dal sole. Dalla morte, però, scaturisce anche la vita, sono aspetti inscindibili della stessa medaglia, non può esistere l’una senza l’altra.
Nell’ultima parte della raccolta, dal titolo “Aggressioni Punk”, troviamo i temi principali presentati sotto forma di calligrammi: l’occhio del lettore segue le parole che formano un disegno, a partire dall’elemento che più lo attira, con un approccio lento e personale, che ciascuno può completare con le sue riflessioni realizzando quella creatività che sempre è in grado di suscitare la poesia in chi si avvicina con sincero desiderio di coglierne la verità e la ricchezza.