Sullo sfondo dell’Italia alle soglie dell’Unità e della Francia scintillante del Secondo Impero, le donne di questo libro sono accomunate dalla ricerca della felicità, di cui hanno una visione personale e peculiare. Per l’anziana Rosa, la felicità può essere un pomeriggio passato a spettegolare e una cena a base di coniglio alla cacciatora, accompagnato da un grissino, per “stare leggera”, e da un bicchiere di Barbera. Per la giovane Catherine, è la speranza di perdere presto quell’ingenuità che, a sedici anni, comincia davvero a pesarle un po’ troppo… Per Mary, la felicità è vendere bene il suo corpo (ma soltanto quello!), e mettere da parte dei bei quattrini. Per Anne, la felicità è potersi permettere di ricominciare a vivere a trentaquattro anni; per Costanza, è sentirsi circondata dall’affetto dei suoi cari, vivi e morti.
E il lettore, a poco a poco, entra nel gioco, si lascia prendere dall’intreccio delle storie, getta lo sguardo su un passato che è lontano, ma non troppo…