La fragile psiche di Julian Tartari, musicista, fuggitivo e assassino immaginario, ci mostra l’inattesa umanità della follia in una realtà dai contorni incerti.
“Vi saluto, sono morto”: con questa frase prende avvio il monologo delle sue confessioni distorte, mentre fugge dal passato e dai suoi demoni attraverso l’Europa. Novara, Milano, Londra. Entrare nel suo universo, per chi a Milano frequentava il Margot, era un mistero, una grazia e una rivelazione. Se tutti interpretano un ruolo nella società, gli artisti hanno il potere di sedurre e spaventare, ma anche di rassicurare, per contrapposizione, chi sceglie una vita lontano dai riflettori. Chi cerca di battere il tempo rincorre una notte senza fine. Questo romanzo non è solo il tentativo di sublimare il ricordo di un amico scomparso troppo presto, è una lettera d’amore alla legge Basaglia. “Siamo quelli che danno inizio alle guerre, quelli che ci mettono tutto il loro cuore, siamo i vostri figli disperati, siamo il vostro amore e il vostro inganno. Noi siamo i vostri killer psicotici”.