Storia, tripartita e in movimenti variabili, di un musicista non accompagnato
Alberto, musicista ultra cinquantenne non allineato, in un momento critico della sua esistenza, da sfogo ad un suo malessere nel contesto sbagliato. Cessa repentinamente il suo assolo musicale in un chiassoso locale pubblico dove tiene un concerto. Dimentica per un attimo, attanagliato dalla rabbia, il bon ton, dando libero sfogo alle parole: parole espresse con enfasi spropositata, inadatte e irriverenti nei confronti di quell ambiente sociale e soprattutto inaspettate da una personalità che sino a prima si era dimostrata introversa eri essiva. Si trova dunque gioco forza, in quella tappa della sua esistenza, a fare i conti dapprima con se stesso e la paura di ripercorrersi interiormente, ma soprattutto nella disperazione e nella quasi certezza di non potersi più riabilitare e riprendere il cammino messo in atto, seppur con fatica, prima dello sciagurato episodio del quale, ahi lui, si è reso protagonista. L’ambiente terapeutico nel quale si ritrova un giorno, malgrado suo e per volontà di qualcuno non ben identi cato, lo mette di fronte ad un ulteriore pericolo: quello del doversi adattare a formule standardizzate nel trattamento dei disturbi di origine psicologica dai quali però con strategia dialettica, riesce poi ad a rancarsi. Una gura con una mansione non specialistica ma funzionale al contesto, gli fornisce, attraverso il semplice ascolto e alla purezza emotiva della sua personalità verso la quale Alberto prova un inaspettata attrazione, quell ausilio necessario a risollevarsi per poi sparire anch essa.. E dunque il termine “solo” viene qui trattato in un accezione ambivalente: Solo come solitudine esistenziale derivante da un pensiero e da una posizione critica nei confronti della socialità ma necessaria per ascoltare la propria anima, e Solo, abbreviazione di assolo, come sovente si esprime negli ambienti musicali, laddove l interazione ha necessità di essere sostenuta da un armonia e da un ritmo condivisi.